“Tesoro, mi si sono ristretti i bagnini!”
Un’analisi sulla penuria di assistenti bagnanti in vista della stagione 2024
La penuria di lavoratori stagionali è una delle notizie del momento. Ne parlano i giornali, la politica ne discute. Vola alta la polemica.
Anche sul fronte assistenti bagnanti la scarsità di forza lavoro si fa sentire. C’è anche chi azzarda le cifre: in Italia ad oggi, con la stagione alle porte, mancano fra i 3 e 4000 assistenti bagnanti.
Abbiamo provato a cercare le ragioni di questo gap, quello che in economia viene definito Mismatch tra domanda e offerta.
A sentire gli addetti ai lavori, ovvero gli istruttori delle didattiche che rilasciano il brevetto di salvataggio, il numero dei neobrevettati è alto ma spesso il brevetto resta chiuso in un cassetto. Ebbene sì il brevetto viene conseguito più per ottenere punteggi in concorsi o piacere personale (o familiare) che per una reale volontà professionale.
Una delle principali cause da parte degli imprenditori viene individuata nel reddito di cittadinanza che andrebbe a disincentivare la voglia di mettersi in cerca di un impiego stagionale. Nel sondaggio che abbiamo effettuato lo scorso anno i numeri non sembrano dare troppo peso a questo fattore. In altri casi la “colpa” viene attribuita alla riforma dell’indennità di disoccupazione che ne ha ridimensionato l’importo spingendo buona parte della forza lavoro brevettata verso impieghi annuali in altri settori. Negli USA, dove alcune dinamiche lavorative nell’epoca post covid sono paragonabili a quanto sta accadendo in Italia, alcune società di salvataggio sono corse ai ripari aumentando la paga oraria come riporta l’inserzione qua a lato dei lifeguards del Connecticut.
Una ragione può essere individuata, forse, nella nascita di nuovi lavori che permettono una maggiore indipendenza del lavoratore come gestirsi gli orari, non essere sottoposto a turni 6/7. E così tanti giovani, che una volta guardavano con speranza al lavoro stagionale, hanno trovato riparo e finanze nella “gig economy” ovvero nei lavori di nuova creazione, spesso legati ad app come quelle per la consegna di pasti o il trasporto di persone.
Due anni di covid, di restrizioni, di mutamenti della socialità hanno, così come raccontano anche alcune ricerche socio-economiche, portato cambiamenti profondi nell’animo umano dei singoli e delle collettività.
C’è anche un dato che viene poco considerato. L’aumento dell’offerta (di posti di lavoro). Se il numero di assistenti bagnanti (leggasi di brevettati in Italia, neobrevettati + veterani con brevetto aggiornato) è pressoché rimasto costante sono aumentate in modo considerevole le strutture che ne richiedono il servizio. Basti pensare a quante piscine sono state costruite negli ultimi venti anni negli stabilimenti balneari ed hotel. Ogni piscina richiede almeno due assistenti bagnanti turnanti. Basta fare una semplice moltiplicazione e se i nuovi brevettati non accedono al mercato del lavoro andando ad incrementare le fila e sostituire i veterani che sono andati in pensione o sono passati ad un altro lavoro .. il sistema si blocca!
Risultato? Pesantissimo, basti pensare che una struttura non può stare aperta se non ha garantito il sistema di sorveglianza (mare o piscina).
E se il problema non fosse soltanto socio-economico e distributivo ma culturale? Se il peso maggiore per le nuove generazioni fosse proprio il “peso” della responsabilità che investe il bagnino di salvataggio? Una responsabilità che investe non soltanto l’individuo di fronte alla Legge ma l’individuo di fronte alla comunità. Veniamo da anni di individualismo sfrenato a cui si sono aggiunti due anni di semi-isolazionismo (non soltanto causato dal covid) ma dal modo stesso di vivere la socialità dove ragazzi e ragazze preferiscono vivere di esperienze virtuali e non reali. Per giovani cresciuti in questo modo è naturale, quasi logico, preferire un lavoro autonomo, individuale ed iperconnesso come può essere consegnare pasti in bici o motorino di fronte alla responsabilità di stare su un trespolo con l’obbligo di interagire con le persone ed un notevole carico di responsabilità sulle spalle.
Ecco, se ci troviamo di fronte ad un problema culturale e non semplicemente economico allora siamo di fronte ad un problema colossale.