Quattro chiacchere con Luca Pinto
L’autore di “Perché altri possano vivere”, storie di un soccorritore acquatico
Ciao Luca, complimenti per il tuo libro, è facile per ogni bagnino che lo legge percepire come fresche e reali tutte le emozioni che racconti!
Parlaci di te, cosa ti ha spinto a diventare un soccorritore acquatico?
La voglia di diventare un soccorritore è nata molto presto. Sono cresciuto in una famiglia in cui ho sentito molto i valori dello Stato e dell’aiuto alla collettività. Mio padre è stato un poliziotto per quarant’anni quindi mi ha trasmesso questo amore.
Con il passare del tempo, poi, ho abbinato la passione per il nuoto al soccorso. Aiutare le persone in difficoltà mi rendere felice e mi dà la possibilità di tornare a casa più sereno. Consiglio a tutti i ragazzi, infatti, di dedicare parte del loro tempo agli altri, mettendosi a disposizione di chi ha bisogno. Garantisco loro che quello che riceveranno in cambio è qualcosa di molto bello che non si può spiegare.
Raccontaci il tuo percorso.
Il percorso formativo è stato molto duro e intenso. Il primo passo è stato quello di conseguire il brevetto di “bagnino di salvataggio” e per diverse stagioni ho lavorato in spiaggia per i piani collettivi di salvataggio.
Successivamente ho frequentato il corso di soccorritore acquatico e sono stato impiegato nella squadra di soccorso del 118 mare di Lecce.
Qualche anno più tardi, dopo aver conseguito la patente nautica, ho ottenuto il titolo di conduttore di moto d’acqua da soccorso.
Nel mio percorso ho avuto la fortuna di trovare sempre formatori preparati che mi hanno trasmesso competenza e passione.
Ancora oggi continua la mia formazione. Di recente ho infatti frequentato il corso di cultura aeronautica applicata all’elisoccorso e da ultimo a ottobre ho conseguito il brevetto di soccorritore SAF, per intervenire in caso di alluvioni.
Cosa ti ha spinto a scrivere un libro sulla tua esperienza?
L’idea di scrivere il libro nasce principalmente dalla curiosità dimostrata dai miei allievi durante i corsi di “bagnino di Salvataggio”.
Molti, infatti, sono stati i ragazzi che mi hanno chiesto di raccontare episodi di cronaca riguardanti il soccorso in mare, realmente accaduti.
Ho sentito cosi la voglia di iniziare a scrivere.
Spero che il mio libro contribuisca alla diffusione della cultura della sicurezza in mare. La prevenzione è fondamentale nell’ambiente acquatico.
Divertirsi si, ma in modo consapevole..
Cosa cambieresti nel mondo del salvataggio ?
Ho viaggiato molto e ho anche avuto la fortuna di confrontarmi con i “lifeguard” americani.
Molti di questi appartengono a un corpo statale “militarmente” organizzato.
Ebbene, credo che anche in Italia sia necessaria una riforma in tal senso.
Sarebbe auspicabile che gli addetti al salvataggio fossero dipendenti di un ente statale per garantire una maggiore efficienza del servizio, una maggiore preparazione e professionalità e una disponibilità di mezzi che gli stabilimenti balneari non possono assolutamente garantire.
Alcune amministrazioni comunali pian piano stanno sviluppando un lavoro capillare con i piani collettivi, ma la strada è ancora molto lunga.
Certo! La strada è ancora lunga ma mai mollare!
Ringraziamo Luca per la bella chiaccherata e vi ricordiamo che il suo libro “Perché altri possano vivere” è acquistabile sullo shop di Rescue Italia!