Rio de Janeiro/ Brasile. La siriana Yusra Mardini è una nuotatrice brillante, ma con lo scoppio della guerra civile si trova a fuggire dal suo paese. Nell’estate 2015, con l’intensificarsi della guerra civile in Siria, Yusra e sua sorella Sarah decidono di lasciare la loro casa di Damasco. Comincia l”odissea del rifugiato”: Beirut, Instanbul e infine Smirne. Arriva il momento della traversata con il gommone, poche miglia li separano dalle costa dell’Isola greca di Lesbo. E’ un tratto di mare dalle forti correnti che ha visto il naufragio di molte imbarcazioni e la morte di molte persone. Il gommone di Yusra entra in avaria, rischia di rovesciarsi, così Yusra, Sarah ed un’altra donna (le uniche a saper nuotare) si gettano in mare spingendo l’imbarcazione verso l’isola greca. Salvano la loro vita e quella delle altre persone a bordo. “Ho pensato che sarebbe stato un vero peccato annegare in mare, ed essendo io una nuotatrice ho messo a disposizione le mie capacità per salvare le altre persone a bordo”, ha raccontato Yusra in diverse interviste, confessando di aver cominciato a odiare il mare aperto da allora.

Il resto è storia. Yusra arriva a Berlino e viene inserita dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) nella Squadra degli Atleti Olimpici Rifugiati che farà la sua prima apparizione ai giochi di Rio 2016.

Yusra gareggerà il 6 ed il 10 agosto rispettivamente nella farfalla e nello stile libero.