Benché si tenda a rappresentare il mondo del Salvataggio italiano come una cosa unica si tratta di un mondo eterogeneo, frammentato. Basti pensare alle diverse maniere con cui viene definito il “lifeguard italiano”: bagnino, bagnino di salvataggio, assistente bagnanti, marinaio di salvataggio, salvataggio. Oppure le maniere con cui vengono, a seconda delle regioni, definiti gli strumenti: pattino, patino, moscone. Così come è differente la tipologia del lavoro a seconda del datore di lavoro (cooperative di salvataggi, stabilimenti balneari, piscine) e del tipo di servizio.
Nel primo articolo abbiamo analizzato le risposte sulle domande generali, fatte per conoscere il campione.
In questo, secondo articolo, andiamo ad analizzare le 185 risposte relative alla preparazione, ai mezzi ed ai salvataggi.
Abbiamo un’alta percentuale di bagnini che auto certifica una buona qualità nella preparazione. Anche la conoscenza della lingua inglese, molto importante in un lavoro spesso a contatto con un pubblico straniero è buona.
Altissimo il numero dei bagnini che hanno ottenuto la qualifica BLS-D per l’utilizzo del defibrillatore ed altre qualifiche indice della volontà di essere più qualificati di fronte alle emergenze.
Come si mantengono in forma i bagnini italiani? Lo scenario è dominato dal nuoto, segue il surf.
Una serie di domande sulla tipologia dei soccorsi, sugli strumenti utilizzati (pattino,baywatch e rescue board) per il salvataggio e sulle misure di sicurezza.
Emerge un dato preoccupante: una percentuale molto bassa di bagnini utilizza attrezzature che ne aumentino la sicurezza durante i salvataggi.