Martina Capriotti: la Lady di Ferro del Salvataggio italiano
Abbiamo avuto il piacere di osservare una lezione di Martina lo scorso anno. Istruttrice della FISA di San Benedetto del Tronto, una passione vera per il salvataggio e l’insegnamento. Prima ad entrare in acqua ed ultima ad uscire. Un approccio molto serio – come è giusto che sia – ad ogni esercizio ed un’attenzione ad i particolari … faranno la differenza quando ce ne sarà bisogno! Martina è a tutti gli effetti una Lady di Ferro, chi supera i suoi corsi merita di essere un bagnino di salvataggio.
Ciao Martina, come ti sei avvicinata al mondo del salvataggio?
Avevo 16 anni quando mi sono iscritta al corso per prendere il brevetto di salvataggio.
Io sono una dei pochi brevettati in Italia ad aver avuto l’onore di essere stati addestrati direttamente dal nostro attuale Presidente Raffaele Perrotta.
È stata un’esperienza incredibile. 6 mesi di duro addestramento in mare in piscina in montagna, nei fiumi. Mare mosso, onde, corrente, vento, nel freddo e umido inverno sambenedettese.
Sono cose che rimangono dentro, sensazioni indelebili che mi hanno fatto vivere il salvamento in maniera molto intensa.
Oltre al pattino di salvataggio abbiamo anche avuto modo di addestrarci ai principi dell’uso della moto d’acqua da soccorso, della rescue board, del gommone di salvataggio. Ed è grazie a questa possibilità che poi sono andata avanti nell’addestramento al salvataggio con uso di mezzi di soccorso speciali.
Cosa ti piace di più di questo mondo?
Il primo flash che ho avuto nella mente quando ho letto questa domanda è stato uno scenario tipo quello che metto nella foto. Così sono stata addestrata e così addestro i miei allievi! La cosa che mi piace di più è la forza e la potenza del mare.
E quindi trasmettere ai futuri assistenti bagnanti questa passione e la grinta per affrontarlo, far conoscere loro i propri limiti e portare a termine un soccorso in sicurezza e in serenità.
C’è qualcosa che cambieresti dall’attuale sistema di certificazione dei brevetti?
Molti cambiamenti sono già in atto, considerato il decreto che a breve entrerà in vigore.
In realtà il nostro Presidente ha sempre richiesto degli standard formativi molto alti, con una programmazione di esame e ri-certificazione esigente. Questo discorso non vale solo per gli assistenti bagnanti ma anche per gli istruttori.
Quello che cambierei è che questi metodi vengano applicati in maniera univoca a tutti gli enti di formazioni.
Mezzo di salvataggio preferito?
Secondo me non esiste un presidio di salvataggio preferito; tutto è in funzione dello stato emergenziale e del suo utilizzo. I corsi di salvataggio e i corsi di specialità del salvataggio addestrano all’uso di tutti gli strumenti. L’assistente bagnanti poi in funzione dello scenario operativo e dei mezzi a disposizione, sceglierà quale presidio utilizzare.
C’è un salvataggio che meglio ricordi?
In quell’occasione facevo parte dell’equipaggio di un gommone da soccorso. Il tempo non era dei migliori. Una barca a vela con a bordo un adulto e due ragazzini è stata sorpresa da un’improvvisa raffica di vento che l’ha fatta scuffiare. Il conduttore del gommone, giunti in prossimità dello scenario, mi ha dato l’ordine di tuffarmi così ho portato in salvo i due ragazzini a bordo del gommone e aiutato il terzo a raddrizzare l’imbarcazione.
Come hai conosciuto la FISA?
Ho conosciuto la FISA nel 2010, grazie al mio maestro e attuale Presidente. Visto il mio interesse nel salvamento e nella sua didattica, mi ha proposto di entrare nel team FISA. L’alta professionalità e serietà nell’insegnamento che ho visto in questa nuova federazione mi ha subito fatto dire di sì, senza ripensamenti.
Perché consiglieresti ad un ragazzo o una ragazza che vuole diventare bagnino di scegliere FISA?
Lo consiglierei perché la FISA si basa su dei principi fondamentali che non sono delle frasi fatte, ma sono realmente applicati.
Uno di questi è “Per la salvaguardia della vita umana in mare”.
In FISA ho visto realmente fondare gli insegnamenti e i corsi su questo principio. Lo scopo per un maestro non è quello di fare corsi, prendere il più alto numero di allievi possibile e brevettarli tutti. Lo scopo per un maestro FISA è quello di addestrare realmente gli allievi a salvare vite in mare, e questo lo fa concentrando la maggior parte dell’addestramento in scenari marini appunto.
Un insegnamento che ritieni fondamentale trasmettere ai tuoi allievi?
La Prevenzione. Quello che insegno sempre a tutti i miei allievi è che “il bravo assistente bagnanti non è quello che fa un grande numero di salvataggi, ma è quello che previene e non ha bisogno di farli”.
Questo insegnamento rappresenta anche un altro dei principi su cui si basa la FISA.
Un allievo o un gruppo di allievi che ricordi con piacere? Che ti hanno sorpreso?
Ricordo con piacere tutti i gruppi che ho addestrato.
I componenti del gruppo vivono insieme un’esperienza spesso mai vissuta in vita loro, affrontando difficoltà, sacrifici e ostacoli che all’inizio sembrano insormontabili. Questo li rende molto coesi, diventando anche amici, non solo compagni di corso. Grazie a ciò si aiutano, studiano e si allenano insieme per colmare ognuno le difficoltà dell’altro, e formano un team unito quando sono in mare.
Questa è una delle cose che mi da più soddisfazione.
Comunque uno degli allievi che ricordo con piacere è Tesselli Jacopo, un ragazzo terremotato di Acquasanta Terme, grande nuotatore, che ha accolto insieme alla sua famiglia la nostra proposta a favore delle popolazioni sfollate del Centro Italia in seguito al sisma del 26 Agosto 2016. Ha seguito il corso con grande passione e sono sicura che diventerà un grandissimo soccorritore!