Cosa fare in caso di contatto con la Caravella Portoghese
Si sono succeduti negli ultimi anni gli avvistamenti della Caravella Portoghese (Man o War e Blue Bottle in lingua inglese) nel Mar Mediterraneo.
Un incremento sulle coste inglesi, poi avvistamenti in Spagna e infine in Italia.
Al momento i maggiori avvistamenti sono avvenuti in Sicilia e Sardegna ma è immaginabile che presto aumenteranno gli incontri anche sulle restanti parti della costa italiana.
La prima vittima registrata nel Mediterraneo è avvenuta il 26 agosto 2010 a Villaputzu (Cagliari).
In un precedente articolo abbiamo avuto modo di conoscerla a livello scientifico, ora andiamo a capire come poter trattare un contatto da Caravella Portoghese.
Il veleno della Caravella Portoghese è costituito da un mix di 9-10 peptidi termolabili, già inattivi a 55°C, caratterizzati da una debole attività necrotizzante e antigenica, ma da potenti attività cardiorossiche e neuromiotossiche (il veleno ha attività emolitica e altera le membrane cellulari causando flussi anomali dello ione calcio), che possono essere mortali. La tossina isolata è stata chiamata ipnotossina (o fisalitossina) per le sue proprietà ipnotiche, e determina quella che viene chiamata “sindrome fisalica”. In seguito ad una puntura il dolore è lancinante e può causare una sincope riflessa (perdita grave di coscienza). Sulla zona colpita si forma quasi subito un eritema che poi si ricopre di bolle, mentre su tutto il corpo si formano successivamente pompfi prurigginosi. Segue ansia, angoscia, vomito, lipotimia (presincope o svenimento) e sensazione di morte imminente . Nei casi lievi le lesioni si risolvono con esiti cicariziali che possono perdurare mesi. Se sono interessati gli occhi subentrano congiuntiviti e danni gravi. mentre ansia, vomito (a volte coliche) si risolvono in due – tre giorni. Nei casi gravi le lesioni possono trasformarsi in piaghe profonde e purulente.
Mentre nel sangue (famoso il caso di un sommozzatore di Miami colpito al volto, durante una ascensione notturna da 9 metri di profondità e senza torcia) permangono per anni anticorpi IgG anti-physalia. Questo fatto ha permesso di stabilire alcune regole:
- mai risalire di notte senza torcia e con mani e volto non protetti in zone pericolose;
- mai divincolarsi, l’effetto presunto di liberarsi dai tentacoli è nefasto e controproducente.
COSA NON SI DEVE ASSOLUTAMENTE FARE!!
Da evitare, in seguito ad una puntura, le seguenti operazioni:
- bendaggio, va evitato perché incrementa la quantità di veleno che viene iniettata.
- il lavaggio con soluzioni alcoliche, con dopobarba e con altre lozioni tipo la lozione di Suntan
- il lavaggio con Vineger (soluzione 3 – 10 % di acido acetico acquoso) messa in vendita per alleviare il dolore da punture da meduse del genere Chironex, poiché per le punture da meduse del genere Physalia e Sthomolopus provoca l’effetto opposto.
- i pescatori suggeriscono ancora di urinare sulla parte colpita, poiché l’urina conterrebbe ammoniaca. In realtà, a volte il “rimedio” funziona perché la stessa urina risulta calda (circa 37 °C) e non perché contiene ammoniaca (escluse patologie gravi del fegato, normalmente l’urina non contiene ammoniaca).
- Rimuovere con attenzione eventuali tentacoli rimanenti lavando delicatamente la zona in acqua di mare
- Immergere l’area in cui si è verificata la puntura di Caravella Portoghese in acqua calda (45 gradi Celsius – non più calda di quanto il soccorritore possa tollerare comodamente) per almeno 20 minuti
- Aceto Bianco? Alcuni testi ne consigliano l’utilizzo, altri, soprattutto i riferimenti australiani, assolutamente no. Quindi, considerando che le Caravelle Portoghese sono trattate soprattutto in Australia tendiamo ad sconsigliare l’utilizzo dell’aceto.