Bagnini, surfisti e salvataggi
Il rapporto fra bagnini e surfisti non è stato mai neutrale ma sarebbe più semplice definirlo in evoluzione. In evoluzione e mutevole perché trattandosi di un rapporto fra due essere umani dipende innanzitutto dai due individui e da come intendono relazionarsi l’uno all’altro. Se il bagnino si pone come tutore della legge e il surfer come pericolo per i bagnanti è chiaro che il rapporto che ne scaturirà sarà conflittuale ma se l’approccio di entrambi è quello dettato dal buon senso e dallo spirito di cooperazione, che dovrebbe esser proprio di tutti i marinai, allora potremmo avere anche ottimi risultati nella prevenzione degli annegamenti.
In materia vi è uno studio molto specifico “Guardians of the surf: The role and value of surfers in Australian beach and coastal surf rescues” di Anna Attard, dell’Università del New South Wales.
Secondo questo studio il numero di salvataggi eseguiti dai surfisti australiani in Australia si aggira intorno ai 5000 all’anno di cui il 53% in spiagge prive di sorveglianza. Per stimolare il coinvolgimento dei surfisti nei soccorsi acquatici sono stati creati programmi ad hoc come “Surfer’s Rescue 24/7” con l’obbiettivo di censire i salvataggi e di aumentare le competenze dei surfisti nel primo soccorso.
Stiamo comunque parlano di Australia, un paese che si è posto l’obbiettivo di ridurre gli annegamenti del 50% entro il 2020 e considerato che il 90% degli annegamenti avviene nelle spiagge non sorvegliate … i surfisti sembrano rappresentare una reale enorme potenzialità!
Ma torniamo in Italia. Come dicevamo tutto dipende dalle persone e da come ci si approccia. Se l’ordinanza di balneazione venisse applicata alla lettera, il surf diventerebbe off limits. Leggiamo cosa recita quella emanata dalla Capitaneria di Porto di Viareggio (simile, in questo punto, a molte altre emanate in Italia) al punto 2.3:
… è altresì vietato l’atterraggio dei surf (tavole sospinte dal moto ondoso) e dei kite-surf nei tratti di arenile in concessione per strutture balneari. In tali tratti i concessionari appositamente autorizzati devono aver cura di separare le aree destinate alle evoluzioni dei surf e dei kite-surf da quelle destinate ai bagnanti. Sulle spiagge libere l’atterraggio è consentito qualora non siano presenti bagnanti nella zona di atterraggio. E’ comunque vietato ai surf ed ai kite-surf di evoluire, laddove consentito, a meno di 60 metri da bagnanti e da unità in navigazione o ormeggiate.
Nella storia delle nostre spiagge non sono mancati i casi in cui una tavola da surf abbia accidentalmente colpito i bagnanti ma al tempo stesso si sono registrati molti casi in cui i surfisti siano risultati fondamentali per la buona riuscita di un salvataggio. I surfisti sono stati decisivi per scongiurare gli annegamenti, anche in Italia, in periodi in cui non era garantita la sorveglianza ma nei quali le buone temperature favorivano la balneazione (aprile ed ottobre / abbiamo approfondito il tema Surf e Ordinanza di Balneazione in questo articolo).
Utilizzare sempre il leash ed evitare di fare surf nelle zone più affollate ma al tempo stesso cooperare con i bagnini in caso di necessità sono elementi alla base del surfista responsabile.
In quel caso per i bagnini ci saranno soltanto vantaggi!