Come aumentare la qualità della rianimazione cardiopolmonare

in 4 semplici steps!

Negli ultimi anni la diffusione dei protocolli salvavita e dei defibrillatori all’interno della comunità ha generato una forte crescita della richiesta dei corsi BLSD (Basic Life Support and Defibrillation). Indipendentemente dai protocolli, che in Italia possono cambiare addirittura da regione a regione, una cosa resta fondamentale: la qualità della rianimazione cardiopolmonare (RCP). 
Ne parliamo con il formatore Davide Gaeta che nella sua esperienza di formatore ha elaborato una strategia di 4 passaggi per migliorare la qualità della rianimazione: bisogna andarer oltre le ore di formazione necessarie ad automatizzare l’algoritmo BLSD e l’acquisizione delle skill necessarie ad erogare una buona RCP, ci sono dei passaggi che reputo fondamentali per consolidare queste abilità. Eccoli:

1) Lavorare con manichini ad alte prestazioni. Parlo di simulatori che riescano a simulare resistenze toraciche diverse e dare feedback in tempo reale sulla qualità della prestazione. I manichini economici possono andare bene per eventi informativi, per educare i ragazzi, non per formare dei soccorritori professionisti.

2) Eliminare i tempi morti. Sono già anni che ILCOR (International Liaison Committee on Resuscitation) nelle sue linee guida specifica che ogni minuto che passa è una grossa possibilità di sopravvivenza in meno. Lo stesso vale per i momenti “hands off”. Questo significa che valutazioni, cambio operatore ed altri passaggi devono durare non oltre i pochi secondi indispensabili. I passaggi lenti vanno bene nella “fase di apprendimento” del corso, poi bisogna stare sul pezzo ed adattarsi ai tempi che richiede l’esigenza reale.
3) Allungare i tempi della simulazione della RCP. Mi capita spesso di vedere nei corsi che dopo 4-5 cicli l’esame finisca lì. Purtroppo le statistiche ci dicono che nella realtà occorre massaggiare per tanti minuti e tutte le compressioni devono essere impeccabili, dalla prima all’ultima. Quindi è bene buttare sudore sui manichini, prima di doversi trovare a farlo su una persona vera.
4) Retraining Fatti spesso, non in prossimità della scadenza del brevetto e non soltanto teorici. “In my humble opinion”, tutto questo però serve ad arrivare soltanto al…20% della prova. C’è da aggiungere un elemento essenziale che difficilmente la formazione in aula riesce a simulare: la pressione psicologica che un evento reale, improvviso, genera sul soccorritore, la cui gestione a mio parere – in linea col noto Principio di Pareto – costituisce l’80% della performance.