Angelo Licheri
un salvatore tentò l’impossibile
Con questo articolo apriamo una nuova sezione dentro Rescue Italia.
Qui parleremo sempre di salvataggi ma non saranno acquatici o almeno non effettuati da lifeguards. Saranno quindi salvataggi al limite del possibile, storie di uomini pronti a dare tutto per la salvezza di altri. Persone normali o professionisti che non si sono tirati indietro nel momento del bisogno. La storia di Angelo Licheri è legata a quella del povero “Alfredino” e chi ha vissuto gli anni 80′ non può non conoscerla. E’ una storia triste, drammatica ma rendere omaggio al povero Angelo Licheri è un dovere morale. E noi non ci tiriamo indietro.
Nel mese di giugno 1981 la famiglia Rampi stava trascorrendo un periodo di riposo nella loro seconda casa, in via di Vermicino, a Finocchio, nella provincia romana.
Al rientro da una passeggiata nei campi i genitori si accorsero che il piccolo Alfredo non era rientrato. Le caparbie ricerche delle forze dell’ordine permisero di individuare il bambino all’interno di un pozzo che si trovava nelle vicinanze. Un pozzo profondo ben 80 metri coperto da una lamiera fermata con dei sassi.
Era il 10 giugno.
La macchina dei soccorsi guidata dai Vigili del Fuoco tentò varie strade fra cui l’escavazione di un pozzo parallelo e l’invio degli speleologi.
Un coraggioso volontario, Angelo Licheri, piccolo di statura e molto magro, autista-facchino presso la tipografia romana “Quintily” di via di Donna Olimpia, si fece calare nel pozzo artesiano.
Licheri, cominciata la discesa poco dopo la mezzanotte fra il 12 ed il 13 giugno, riuscì ad avvicinarsi al bambino, tentò di allacciargli l’imbracatura per tirarlo fuori dal pozzo, ma per ben tre volte l’imbracatura si aprì; tentò allora di prenderlo per le braccia, ma il bambino scivolò ancora più in profondità.
In tutto, Licheri rimase a testa in giù ben 45 minuti, contro i 25 considerati soglia massima di sicurezza in quella posizione, ma dovette anch’egli tornare in superficie senza Alfredino.
Dopo Licheri si verificarono altri tentativi ma senza successo.
Il giorno successivo si registrò la morte del povero Alfredino.
Il corpo senza vita del bambino fu poi recuperato da tre squadre di minatori della miniera di Gavorrano l’11 luglio seguente, ben 28 giorni dopo la morte del bambino.
Chi è stato bambino negli anni 80′ ha avuto sicuramente modo di sentir raccontare questa storia con il suo carico di angoscia e sofferenza. Alfredino è suo malgrado un simbolo. Un punto fermo nella storia di un paese, nella sua coscienza nazionale.
La vicenda di Angelo Licheri, il salvatore volontario che mise a rischio la propria vita pur di estrarre Alfredo, ci insegna che gli eroi non sempre riescono a portare a termine la loro impresa ma mettercela tutta, andando oltre le proprie forze, per salvare una vita … già quello, di per sé stesso, è un’atto di valore immenso.