Gli squali del Mediterraneo
Il 2 febbraio 1989 l’Italia venne scossa da una tragedia inaspettata. A Baratti, sulla costa toscana vicino a Piombino, uno squalo, in pochi attimi, uccideva divorandolo un sub durante un’immersione.
Pochi attimi terribili, una lotta senza scampo, di fronte alla barca d’appoggio. La ricerca del corpo porterà al rinvenimento di pochi brandelli di carne e di muta.
I giornali dell’epoca e gli esperti parlano di un grande squalo bianco.
C’è anche il Grande Bianco tra le 47 specie di squali nel Mediterraneo, a cui si aggiungono 38 razze e 1 di chimere.
Una piccola comunità rispetto alla vasta popolazione nelle acque di tutto il pianeta.
In tutto il mondo esistono, infatti, più di 500 specie di squali (come noi siamo abituati a conoscerli), raggruppate nel superordine dei Selachimorpha.
Gli avvistamenti nel Mediterraneo aumentano ma delle 45 specie di squali nei nostri mari soltanto 15 sono definite potenzialmente pericolose per l’uomo.
Ma non c’è da aver paura.
Hai più probabilità di morire annegato in una piscina che di essere ucciso da uno squalo. Lo dicono le statistiche.
Ecco le più particolari specie di squalo che si trovano nel nostro Mar Mediterraneo.
SQUALO BIANCO
I temutissimi squali bianchi sono una realtà nelle acque italiane.
In particolare, l’aera compresa nello stretto di Sicilia, Malta e Tunisia. Zona nella quale i grandi bianchi si riproducono.
Quelli avvistati in Sicilia, infatti, sono giovani esemplari.
A differenza di altre specie di squalo, il grande bianco è a sangue caldo, anche se non mantiene costante la temperatura corporea e deve mangiare molta carne per essere in grado di regolare la sua temperatura.
I grandi squali bianchi sono i più grandi pesci predatori: nuotano fino a 24 km/h, pesano 2 tonnellate e crescono fino a una lunghezza di 4,5 metri.
Tuttavia, sono stati scoperti esemplari anche di 6 metri ed è capace di compiere straordinarie evoluzioni.
Il cosiddetto “breaching”, comportamento tipico dei cetacei, consiste nel compiere salti e acrobazie fuori dall’acqua.
MAKO
Presente, ma non comune nel Mediterraneo, lo squalo Mako (Isurus oxyrinchus) è un predatore del mare tanto affascinante quanto pericoloso.
Si tratta di uno degli squali più veloci del mondo.
Grazie alla sua agilità riesce a raggiungere i 70 km/h, riuscendo a coprire lunghe distanze i poco tempo.
Come il grande squalo bianco o lo squalo pinna nera del reef, è in grado di effettuare il breaching, ovvero la capacità di compiere grandi salti fuori la superficie dell’acqua, con balzi che lo sollevano completamente fino a 5 metri di altezza.
Il Mako rientra nella rosa dei 5 squali più pericolosi del mondo, insieme al Grande Squalo Bianco, il Leuca, lo squalo Tigre, e il Longimano.
Ogni anno si registrano diversi attacchi all’uomo ma è opportuno ricordare che non siamo la preda di nessun squalo, semplicemente, alcuni squali possono scambiare un uomo per una foca o altri animali di cui si nutrono.
VERDESCA
Tra tutti gli squali nel Mediterraneo, la Verdesca, o squalo azzurro, è una delle specie più prolifiche nelle nostre acque, in particolare nell’Adriatico.
Rispetto ad alcuni suoi simili non è pericoloso, ma attacca solo se spaventato.
Si tratta di una specie a rischio estinzione a causa delle sue pinne, pietanza base di alcune ricette orientali.
La verdesca raramente morde gli esseri umani.
SQUALO ELEFANTE
E’ il secondo pesce esistente più grande al mondo, dopo lo squalo balena.
Ma non fatevi ingannare dalle sue dimensioni: lo squalo elefante è tanto grande quanto innocuo.
Si ciba di plancton, che cattura aprendo la sua enorme bocca: con le sue branchie può filtrare più di 1800 tonnellate di acqua all’ora.
Comunemente raggiunge i 9 metri di lunghezza, ma sono stati avvistati diversi esemplari anche di 12 metri.
E’ una specie a rischio di estinzione.
SQUALO MARTELLO
Riconoscibile per la tipica conformazione del muso, lo squalo martello comune è stato ripetutamente osservato in grandi gruppi dai sub attorno a Lampedusa!
Esistono diverse ipotesi sul perché la natura gli abbia conferito la testa a martello.
Al momento, quella maggiormente accreditata è che l’ampiezza migliori la capacità di localizzazione elettrica.
Tuttavia, si tratta solo di ipotesi. La vera utilità della testa a martello resta ancora un mistero.